Chiesa di Santo Stefano Protomartire - Ronchi dei Legionari

01 Facciata della chiesetta
Descrizione:
Recentemente restaurata in seguito ai danni del terremoto del 1976, la chiesetta di Santo Stefano permette di ripercorrere grazie agli affreschi interni le varie fasi della sua lunga storia a partire dal tardo Medioevo. Il nucleo più antico è precedente il 1558, data incisa sull'architrave della porta d'ingresso dell'edificio ad indicare il momento in cui esso fu probabilmente ampliato e riconsacrato. La facciata, preceduta da un pronao riportato nel 1981 all'aspetto originale, così come riscontrato in testimonianze d'epoca, è sormontata da una bifora campanaria di tipo romanico del secolo scorso.
      
L'interno, da far risalire al Cinquecento o agli inizi del Seicento, è costituito da un'aula rettangolare con presbiterio dalla volta a botte e vele sopra le finestre. Due ridotti frammenti di affresco sulla parete sinistra costituiscono i reperti più antichi con una scena mutila (forse la Flagellazione) e la Lavanda delle mani di Pilato sulla parete destra.
Quest'ultima, caratterizzata dal gioco del verde, giallo e rosa, rappresenta due personaggi in vesti medioevali collocati in uno spazio stilizzato, dalla prospettiva ancora incerta che ne conferma la datazione della metà del Quattrocento. Le croci di consacrazione, visibili da entrambi i lati dell'aula, riportano alla fase di ricostruzione successiva il 1558, nella quale vengono realizzati anche i due imponenti affreschi di San Giorgio e San Michele. Il primo, colto a cavallo nel momento in cui trafigge il drago mentre alle spalle la principessa prega inginocchiata, si staglia su un paesaggio spoglio, incorniciato da un ricco tendaggio dorato. Lo stesso tessuto è drappeggiato intorno il San Michele, impegnato a pesare le anime, mentre schiaccia ai suoi piedi il demonio.
Da attribuire al pittore udinese Sebastiano Secante sono invece le scene con il Battesimo di Cristo, la Lapidazione di Santo Stefano, la Predica del Battista, caratterizzate da una sensibilità paesaggistica ed un'impostazione che rivelano la conoscenza di maestri veneti. Le quattro sante martiri nella spalletta della nicchia in fondo a destra, Agata, Apollonia, Marta, Orsola, riconoscibili per i loro attributi, sembrano essere realizzate con mano più rapida, ma non per questo meno esperta, vista la loro vicinanza con le musicanti dipinte dal Veronese a Villa Barbaro a Masier. Durante l'Ottocento vengono collocati il nuovo altare maggiore d'origine settecentesca e dedicato a Santo Stefano, e i due altari laterali di San Valentino, con una pala del Stagni del 1885, e della Vergine del Rosario, con una statua lignea della Madonna. In questo periodo è fissato anche il Crocefisso ligneo sulla sommità dell'arco trionfale. (es)