Aretta votiva al dio Isonzo - San Pier d'Isonzo

    
Descrizione:
Nel 1989, nella cava di ghiaia Canciani, venne alla luce casualmente una piccola ara in calcare di Aurisina, con base modanata e coronamento a finti acroteri. Sulla faccia anteriore porta incisa l'iscrizione AESONTIO/V S/LICINIUS VITALIS/IIIIII VIR ET AUG (Aesontio votum solvit Marcus Licinius Vitalis sexvir et Augustalis).Si tratta dunque di un'aretta votiva posta al dio Isonzo dal seviro ed augustale Marco Licinio Vitale. In base ai caratteri epigrafici e stilistici il reperto può essere riferito alla fine del I o all'inizio del II s. d. C. La gens Licinia, originaria del Lazio, è ben documentata ad Aquileia e nel suo territorio da numerose iscrizioni, soprattutto funerarie. Vitale ricopriva ad Aquileia le cariche sacerdotali di seviro ed augustale. Il collegio dei seviri (sei sacerdoti) era preposto al culto della dea Roma e dell'imperatore divinizzato; gli augustali si occupavano esclusivamente del culto del Divus Augustus, Augusto divinizzato, ed erano tenuti in grande considerazione. Ad un certo momento della propria vita, Vitale sentì l'obbligo di sciogliere il voto fatto al dio Isonzo, onorandolo con l'aretta collocata presso le sue sponde, in corrispondenza di un guado: certamente egli si sentì grato alla divinità fluviale per avergli consentito di attraversare il corso d'acqua incolume, in un frangente di grave pericolo. Simili arule votive si trovano di frequente in prossimità dei guadi o dei ponti; talvolta sono anepigrafi ma figurate, con l'immagine canonica della divinità, come quella ritrovata alla Mainizza di Farra d'Isonzo dove il fiume era scavalcato dal famoso Pons Sonti ricordato nella Tabula Peuntingeriana. Il ritrovamento dell'aretta di Vitale a San Pier avvalora la tesi dell'alveo pedecarsico dell'Isonzo in età romana (vedi anche San Canzian d'Isonzo: Il ponte romano sull'Isonzo e Ronchi dei Legionari: Il ponte romano sull'Isonzo).