Resti del ponte romano sull'Isonzo - San Canzian d'Isonzo
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- Categoria principale: Archeologia Romana
- Categoria: Resti del ponte romano sull'Isonzo - San Canzian d'Isonzo
- Pubblicato: Mercoledì, 09 Marzo 2016 09:08
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Gli studiosi sono tuttora discordi nel conciliare i dati archeologici e quelli idrogeologici relativi all'antico alveo del fiume Isonzo, che indubbiamente nei secoli mutò corso più volte nell'ultimo tratto, da Sagrado alla foce. Due sono i ponti antichi documentati da resti: uno a San Canzian e uno a Ronchi dei Legionari.Le divergenti opinioni degli studiosi sono a tutt'oggi arroccate su due fronti, capeggiati da una parte dall'archeologa Luisa Bertacchi e dall'altra dal cultore di storia locale Silvio Domini.Nel 1680 a Ronchi, tra la collinetta della villa Hinke e il colle Zochet, furono scoperti i primi resti di un manufatto di età romana, riconosciuto come un ponte. Nell'arco di tempo di circa due secoli altri resti vennero alla luce a più riprese. Sulla scorta di queste scoperte, delle indagini idrogeologiche, di indizi di carattere toponomastico e del ritrovamento dell'aretta votiva all'Isonzo di M. Licinio Vitale a San Pier d'Isonzo, il Domini ritiene di poter affermare che in età romana il fiume aveva un percorso pedecarsico e che cambiò alveo forse dopo l'alluvione del 589, ricordata da Paolo Diacono.Nel 1978 la Bertacchi localizzò nel letto dell'Isonzo, in corrispondenza del tracciato della via Gemina, tra Bozzata di Fiumicello e Marcorina di San Canzian, i resti di un ponte lapideo. L'analisi dei materiali e della tecnica costruttiva le permisero di riferire il manufatto ad età romana e precisamente all'età di Cesare, fra il 56 e il 57 a. C., mentre il generale svernava ad Aquileia con le sue legioni. Fra i resti trovò anche elementi di un acquedotto, perciò ritenne che il ponte di Ronchi fosse in realtà un acquedotto che convogliava ad Aquileia le acque del bacino delle Mucille, passando sopra il ponte da lei scoperto; secondo l'archeologa, quindi, l'Isonzo in età romana aveva pressappoco lo stesso alveo di oggi. Il Domini ritiene che il ponte della Marcorina sia da riferire ad età veneta (prima metà del Seicento), senza però addurre prove convincenti.In realtà sembra non ci siano elementi per scartare l'ipotesi che nel I s. a. C. l'Isonzo si dividesse, all'altezza di Sagrado, in due rami, uno pedecarsico e l'altro corrispondente all'attuale; l'alluvione del 589 potrebbe aver causato la cattura del primo da parte del secondo. (gbd)
Gli studiosi sono tuttora discordi nel conciliare i dati archeologici e quelli idrogeologici relativi all'antico alveo del fiume Isonzo, che indubbiamente nei secoli mutò corso più volte nell'ultimo tratto, da Sagrado alla foce. Due sono i ponti antichi documentati da resti: uno a San Canzian e uno a Ronchi dei Legionari.Le divergenti opinioni degli studiosi sono a tutt'oggi arroccate su due fronti, capeggiati da una parte dall'archeologa Luisa Bertacchi e dall'altra dal cultore di storia locale Silvio Domini.Nel 1680 a Ronchi, tra la collinetta della villa Hinke e il colle Zochet, furono scoperti i primi resti di un manufatto di età romana, riconosciuto come un ponte. Nell'arco di tempo di circa due secoli altri resti vennero alla luce a più riprese. Sulla scorta di queste scoperte, delle indagini idrogeologiche, di indizi di carattere toponomastico e del ritrovamento dell'aretta votiva all'Isonzo di M. Licinio Vitale a San Pier d'Isonzo, il Domini ritiene di poter affermare che in età romana il fiume aveva un percorso pedecarsico e che cambiò alveo forse dopo l'alluvione del 589, ricordata da Paolo Diacono.Nel 1978 la Bertacchi localizzò nel letto dell'Isonzo, in corrispondenza del tracciato della via Gemina, tra Bozzata di Fiumicello e Marcorina di San Canzian, i resti di un ponte lapideo. L'analisi dei materiali e della tecnica costruttiva le permisero di riferire il manufatto ad età romana e precisamente all'età di Cesare, fra il 56 e il 57 a. C., mentre il generale svernava ad Aquileia con le sue legioni. Fra i resti trovò anche elementi di un acquedotto, perciò ritenne che il ponte di Ronchi fosse in realtà un acquedotto che convogliava ad Aquileia le acque del bacino delle Mucille, passando sopra il ponte da lei scoperto; secondo l'archeologa, quindi, l'Isonzo in età romana aveva pressappoco lo stesso alveo di oggi. Il Domini ritiene che il ponte della Marcorina sia da riferire ad età veneta (prima metà del Seicento), senza però addurre prove convincenti.In realtà sembra non ci siano elementi per scartare l'ipotesi che nel I s. a. C. l'Isonzo si dividesse, all'altezza di Sagrado, in due rami, uno pedecarsico e l'altro corrispondente all'attuale; l'alluvione del 589 potrebbe aver causato la cattura del primo da parte del secondo. (gbd)