Il Carso

   

Descrizione:
Ai confini orientali della Provincia di Gorizia, la piana dell’Isonzo incontra un basso altopiano, il Carso, terra la cui storia affonda in tempi remoti, come attestano i resti di numerosi castellieri, villaggi fortificati risalenti all’età del Bronzo che occupano i suoi punti più alti; tra questi il Castellazzo di Doberdò è uno dei meglio conservati.
Zona di confine e facile accesso alle ricche terre della pianura, il Carso ha visto transitare nei secoli eserciti e popolazioni: Nel VI secolo, incalzate dagli avari, vi si stanziano popolazioni slave che tuttora costituiscono la maggioranza degli abitanti.
Il Carso goriziano, delimitato a sud est dall’ampio canalone dal Vallone di Doberdò, scavato forse dall’antico corso dei fiumi Isonzo e Vipacco, è solo un porzione di un sistema più ampio che si sviluppa in provincia di Trieste e in Slovenia.
Percorrendo il labirinto di strade e sentieri che lo solcano si incontrano variegati ambiti naturali: alle alture settentrionali, con fitte boscaglie e pinete, si alternano le depressioni meridionali occupate dal lago di Doberdò, di Pietrarossa e di Sablici. Tutto intorno la landa carsica, dove tra le pietraie e le doline, piccole valli a imbuto, spuntano i caratteristici cespugli di sommaco che in autunno tingono il Carso di giallo e di rosso. Il sottosuolo, per la natura calcarea del terreno, presenta numerosi tipi di cavità: inghiottitoi, gallerie e grotte, come quella del Proteo a Sagrado.
Dalle cime più alte, o dai bordi occidentali, si possono godere di suggestivi panorami sulla pianura isontina e sul mare, verso est invece lo sguardo si perde nelle dolci ondulazioni del Carso sloveno.
Durante la Prima Guerra Mondiale il Carso è stato teatro di violenti scontri tra l’esercito italiano e quello austro - ungarico. Il suo territorio conserva ancora numerose testimonianze delle cosiddette 12 battaglie dell’Isonzo, una carneficina che costò la vita a migliaia di soldati. Nascoste tra le doline e dalla vegetazione si trovano resti di trincee, gallerie, caverne, mentre numerosi sono i monumenti che la retorica nazionalista ha innalzato sui luoghi delle più cruente battaglie. Oggi si guarda da un altro punto di vista il cippo Corridoni, il monumento alla brigata Honved, il monumento alla Brigata Sassari e tutti gli altri monumenti che parlano di morte e ammoniscono su un futuro senza guerre. A Redipuglia si trova il sacrario che ospita le spoglie di 100.000 soldati italiani, poco distante riposano i combattenti dell’esercito austro - ungarico. Da visitare il museo del Sacrario, sotto il Colle Sant’Elia, ed il complesso monumentale del monte San Michele che ospita anche un piccolo museo.
In seguito alle distruzioni della Grande Guerra sono rimaste poche testimonianze del passato di queste terre: sopravvivono alcuni esempi di architettura rurale, la tradizionale casa carsica in pietra, mentre a Fogliano sorge intatta la chiesa di Santa Maria in Monte, al cui interno si conservano preziosi affreschi del Cinquecento. (na)