Descrizione:
Poco lontana dall'argine del fiume Isonzo, villa Sbruglio sorge lungo la strada che conduceva ad un importante traghetto, in epoca veneta punto nevralgico nella rete di comunicazione stradale tra il territorio di Monfalcone, la fortezza di Palma e, infine, la città di Udine.La presenza di proprietà immobiliari riconducibili agli Sbruglio è documentata a Cassegliano fin dalla metà del secolo XIV, tuttavia è dal 1556 che a questi nobili udinesi venne assegnato il diritto esclusivo di tenere delle barche sul tratto veneto del fiume, dal confine di Sagrado alla foce. Il complesso della villa, così, si sviluppò parallelamente al consolidarsi del patrimonio fondiario della famiglia, ma soprattutto in relazione all'esercizio di un preciso diritto feudale. È per questo motivo che, tra le fabbriche accessorie alla residenza dominicale, comparve una locanda destinata ad accogliere i viaggiatori in transito, la quale venne meno solamente nel corso dell'Ottocento in seguito all'affermarsi di nuovi percorsi stradali.Attorno alla metà del secolo XIX, un importante intervento rivoluzionò l'assetto originario dell'area attraverso l'applicazione di un preciso progetto unitario, tipicamente neoclassico, artico-lato su due assi principali. Il nuovo impianto della villa si innestò sulle precedenti strutture rurali che, a sud, delimitavano il giardino all'italiana. L'edificio residenziale che sostituì la villa seicentesca riutilizzò parzialmente gli annessi rustici, mentre l'originario palazzo dominicale, che si elevava al centro dell'attuale cortile settentrionale, venne abbattuto per lasciare spazio ad un ampio slargo racchiuso da due barchesse speculari collegate da un'esedra. La facciata principale, rivolta al parco verso Mezzogiorno, si caratterizzò per la presenza di un pronao tetrastilo con capitelli ionici, al quale si accedeva da un'ampia gradinata. La facciata posteriore, orientata a Settentrione, riproponeva il motivo del tempio, con il corpo centrale avanzato rispetto alle ali laterali simmetriche e scandito da lesene ioniche, e con un timpano a suo coronamento. La fascia inferiore, in corrispondenza del pianterreno, era intonacata a finte bugne.La sistemazione ottocentesca è tuttora molto ben leggibile, anche grazie ad un recente intervento di restauro che ne ha sostanzialmente mantenuto i caratteri, rimediando d'altro canto ai danni provocati da un disastroso incendio che, nel 1938, aveva determinato l'abbandono della villa. (ama)
Poco lontana dall'argine del fiume Isonzo, villa Sbruglio sorge lungo la strada che conduceva ad un importante traghetto, in epoca veneta punto nevralgico nella rete di comunicazione stradale tra il territorio di Monfalcone, la fortezza di Palma e, infine, la città di Udine.La presenza di proprietà immobiliari riconducibili agli Sbruglio è documentata a Cassegliano fin dalla metà del secolo XIV, tuttavia è dal 1556 che a questi nobili udinesi venne assegnato il diritto esclusivo di tenere delle barche sul tratto veneto del fiume, dal confine di Sagrado alla foce. Il complesso della villa, così, si sviluppò parallelamente al consolidarsi del patrimonio fondiario della famiglia, ma soprattutto in relazione all'esercizio di un preciso diritto feudale. È per questo motivo che, tra le fabbriche accessorie alla residenza dominicale, comparve una locanda destinata ad accogliere i viaggiatori in transito, la quale venne meno solamente nel corso dell'Ottocento in seguito all'affermarsi di nuovi percorsi stradali.Attorno alla metà del secolo XIX, un importante intervento rivoluzionò l'assetto originario dell'area attraverso l'applicazione di un preciso progetto unitario, tipicamente neoclassico, artico-lato su due assi principali. Il nuovo impianto della villa si innestò sulle precedenti strutture rurali che, a sud, delimitavano il giardino all'italiana. L'edificio residenziale che sostituì la villa seicentesca riutilizzò parzialmente gli annessi rustici, mentre l'originario palazzo dominicale, che si elevava al centro dell'attuale cortile settentrionale, venne abbattuto per lasciare spazio ad un ampio slargo racchiuso da due barchesse speculari collegate da un'esedra. La facciata principale, rivolta al parco verso Mezzogiorno, si caratterizzò per la presenza di un pronao tetrastilo con capitelli ionici, al quale si accedeva da un'ampia gradinata. La facciata posteriore, orientata a Settentrione, riproponeva il motivo del tempio, con il corpo centrale avanzato rispetto alle ali laterali simmetriche e scandito da lesene ioniche, e con un timpano a suo coronamento. La fascia inferiore, in corrispondenza del pianterreno, era intonacata a finte bugne.La sistemazione ottocentesca è tuttora molto ben leggibile, anche grazie ad un recente intervento di restauro che ne ha sostanzialmente mantenuto i caratteri, rimediando d'altro canto ai danni provocati da un disastroso incendio che, nel 1938, aveva determinato l'abbandono della villa. (ama)