Descrizione:
Nel muro meridionale del palazzo Priuli, quello che si affaccia sul parco, è collocata una lastra di basalto scolpita a bassorilievo, riferibile ad età romana. Il fregio rappresenta due puttini ignudi reggenti un festone di foglie e frutti, che s'incurva al centro sotto una protome (testa o busto umano, animale o mostruoso vista frontalmente e utilizzata per decorare frontoni o cornici) femminile. La scena, che si ripeteva identica a destra e a sinistra, come suggeriscono i resti di altri due festoni, è delimitata in alto e in basso da cornici; i piedi dei puttini fuoriescono dal riquadro e toccano la cornice inferiore. E' difficile stabilire la precisa funzione del fregio nell'insieme architettonico a cui apparteneva, essendo avulso dal suo contesto archeologico; la lastra infatti proviene dal giardino di una villa di Trieste, demolita all'inizio degli anni Settanta. Vi era stata collocata dai proprietari che probabilmente l'avevano trovata nel Veneto o nel Trentino, luoghi in cui, in età romana, il basalto era usato anche come pietra da costruzione. Simili lastre decorative, con il motivo dei puttini reggifestoni associati a protomi, sono frequenti nell'arte civile romana, con funzione di rivestimento o di pluteo. In regione si trovavano sia nel foro imperiale di Aquileia che nella basilica forense di Trieste. Anche nell'arte funeraria compaiono le ghirlande ed i genietti, alati e non, secondo uno schema che si ricollegava al gusto ellenistico. Il rilievo presenta un'esecuzione imprecisa ed affrettata che denuncia l'opera di lapicidi certamente non provetti, ma che avevano visto esempi colti, del tipo di quelli aquileiesi e tergestini. Il reperto potrebbe essere riferito al I o II secolo d. C. (gbd)
Nel muro meridionale del palazzo Priuli, quello che si affaccia sul parco, è collocata una lastra di basalto scolpita a bassorilievo, riferibile ad età romana. Il fregio rappresenta due puttini ignudi reggenti un festone di foglie e frutti, che s'incurva al centro sotto una protome (testa o busto umano, animale o mostruoso vista frontalmente e utilizzata per decorare frontoni o cornici) femminile. La scena, che si ripeteva identica a destra e a sinistra, come suggeriscono i resti di altri due festoni, è delimitata in alto e in basso da cornici; i piedi dei puttini fuoriescono dal riquadro e toccano la cornice inferiore. E' difficile stabilire la precisa funzione del fregio nell'insieme architettonico a cui apparteneva, essendo avulso dal suo contesto archeologico; la lastra infatti proviene dal giardino di una villa di Trieste, demolita all'inizio degli anni Settanta. Vi era stata collocata dai proprietari che probabilmente l'avevano trovata nel Veneto o nel Trentino, luoghi in cui, in età romana, il basalto era usato anche come pietra da costruzione. Simili lastre decorative, con il motivo dei puttini reggifestoni associati a protomi, sono frequenti nell'arte civile romana, con funzione di rivestimento o di pluteo. In regione si trovavano sia nel foro imperiale di Aquileia che nella basilica forense di Trieste. Anche nell'arte funeraria compaiono le ghirlande ed i genietti, alati e non, secondo uno schema che si ricollegava al gusto ellenistico. Il rilievo presenta un'esecuzione imprecisa ed affrettata che denuncia l'opera di lapicidi certamente non provetti, ma che avevano visto esempi colti, del tipo di quelli aquileiesi e tergestini. Il reperto potrebbe essere riferito al I o II secolo d. C. (gbd)