Industrializzazione del Monfalconese

Descrizione:
A partire dalla seconda metà del XIX secolo il Monfalconese fu oggetto di un notevole e rapido incremento industriale, dovuto agli interessi rivolti a quest'area dall'imprenditoria triestina e di altri paesi mitteleuropei in cerca di nuove possibilità di sviluppo, qui facilitate dal parallelo potenziamento del porto giuliano. L'industrializzazione della Monfalcone asburgica viene suddivisa sostanzialmente in due fasi, in relazione alle dimensioni e al numero di occupati delle fabbriche aperte e al tipo di investimenti e di regime societario che ne determinarono l'attività.La prima fase va dal 1854, data di costruzione della prima fabbrica (una filanda di seta) fino agli anni attorno al 1890 circa; la seconda inizia nei primi anni del XX secolo e si conclude con lo scoppio della prima guerra mondiale. Le fabbriche che si riconducono alla prima fase erano dislocate in punti diversi dell'allora immediata periferia urbana lungo le rogge che scendevano dal Carso; ricevettero un notevole impulso dall'inaugurazione della linea ferroviaria meridionale (1860 circa), che permetteva collegamenti con Trieste o Vienna da una parte, per Gorizia, Udine e il Lombardo Veneto dall'altra. Nell'area a nord ovest del centro storico, dove si trova l'attuale mercato,c'erano la filanda di seta della ditta Mazzoli(1854), poi dei fratelli Paruzza e il Cotonificio Triestino (1884), tuttora ricordato come una delle più belle e grandi fabbriche del periodo. A sud, invece, oltre Borgo Rosta, lungo l'attuale via Cosulich, più o meno all'altezza dei campi da tennis, si trovavano una fabbrica per la concia dei pellami (1875) e un impianto entrato in funzione nel 1887 ad opera della famiglia Dieudonnè per la produzione di colori, ma costruito già nel 1863 per l'estrazione di coloranti tanninici, poi acquistato con l'intenzione, mai attuata, di avviare la lavorazione di cellulosa. Nell'area a est, lungo la via per Trieste (oggi via Valentinis) era attiva la Fabbrica d'unto per carri, grassi e olii per macchine Moschitz (poi Kollar e Breitner, poi Gamma Ruberoid), mentre lungo la strada del Friuli (oggi in largo Anconetta) dal 1876 lavorava la Fabbrica surrogati di caffè. La seconda fase culmina invece con la costruzione di impianti appartenenti a settori relativamente avanzati. Nel 1907 la famiglia dei Cosulich, originaria di Lussino, aprì i Cantieri Navali, destinati a divenire il "traino" dell'intera economia monfalconese fino ai nostri giorni. Nell'area di porto Rosega entrò in funzione l'industria chimica della Società Adria Werke, rilevata dopo la guerra dalla società belga Solvay, mentre le Officine Elettriche dell'Isonzo gestivano la produzione dell'energia elettrica nelle 5 centraline situate lungo il corso del canale de' Dottori, completato nel 1905. Tra i numerosi altri stabilimenti che aprirono in questo periodo figurano il Lanificio Schott e le Officine Grafiche Passero, situati nell'area dell'Anconetta, la Fabbrica di manufatti in cemento Mayers, le Industrie Chimiche Rutgers e la Ceresina Treves, fabbrica di candele. La loro realizzazione coincide con un periodo di potenziamento di tutte le infrastrutture locali, consistente nella costruzione del porto canale Valentinis, creato nel 1907-08 a prolungamento del canale de' Dottori, nell'apertura del tratto ferroviario da Monfalcone al Veneto attraverso Cervignano e S.Giorgio, nella realizzazione delle linee elettriche in tutta l'area urbana e verso l'esterno.Dal processo di industrializzazione monfalconese derivò una notevole crescita demografica, urbanistica e sociale, che sollevò la zona dalla condizione di arretratezza economica che aveva caratterizzato i secoli della dominazione veneziana. (pt)x